La Linea
Cadorna
"
... sappia ogni comandante, ogni soldato qual'è il suo sacro
dovere:
lottare, vincere, non retrocedere di un passo ...
sappia ogni combattente qual'è il grido ed il comando
che viene dalla coscienza di tutto il popolo italiano ...
morire ma non ripiegare ..."
(Capo Stato Maggiore dell'esercito, Gen Cadorna,
Ordine del giorno: 7 novembre 1917)
| Associazione Linea Cadorna | Ordine del giorno del 7 nov. 1917 (audio) |
1. Cenni
Storici
2. Itinerari e Luoghi della Linea Cadorna
(tratti Ceresio-Lario e Colico-Adda-Mera)
1. Cenni
Storici
Il vasto patrimonio fatto di opere fortificate e della sua viabilità di supporto,
realizzati nel primo decennio del XX secolo ed in particolare durante la Prima guerra
mondiale rappresenta una complessa linea difensiva costruita a poca distanza dalla
frontiera svizzera durante la Prima guerra mondiale.
I primi studi per la costruzione di una serie di fortezze a protezione delle regioni
settentrionali d'Italia risalgono al 1862, subito dopo la nascita del Regno d'Italia; per
una cinquantina d'anni, vari progetti, tutti legati all'idea di fortificare le zone di
confine delle regioni centro-occidentali, vennero presentati e accantonati, sia per le
difficoltà economiche in cui si dibatteva il giovane Stato italiano, sia per lo
scetticismo nei confronti della possibilità di un attacco austriaco o tedesco attraverso
la Svizzera.
Nel 1911 venne approntato dall'Ufficio Difesa dello Stato un nuovo schema di difesa in
prossimità della frontiera svizzera, dall'Ossola alle Alpi Orobiche. L'esecuzione dei
lavori fu affidata alla Direzione Lavori del Genio Militare di Milano; inizialmente ci si
preoccupò di realizzare la linea Mera-Adda, quindi nel 1914 i lavori furono ampliati.
La costruzione della Linea Cadorna vera e propria venne iniziata nel 1916, pochi mesi
prima della dichiarazione di guerra alla Germania; a causa della scarsità di truppe nella
zona, le fortificazioni vennero costruite lungo una linea più arretrata rispetto a quella
di confine, consentendo una maggiore duttilità delle fortificazioni, che meglio si
adattavano all'orografia del terreno.
Ufficialmente nessuno chiamò però mai questa imponente struttura difensiva "Linea
Cadorna", denominazione recente ma molto significativa per indicare quella che
nella terminologia burocratico-militare, almeno dopo il gennaio 1917, venne definita come
"Occupazione Avanzata Frontiera Nord". Ora è ormai conosciuto come
"Linea Cadorna", quasi per ricordare nella sua denominazione il generale Luigi
Cadorna di Pallanza, allora Capo di Stato Maggiore dell'Esercito che ne fu il promotore.
La linea Cadorna si concretizzò nella realizzazione di un lavoro immane, svolto da 20.000
operai, che prevedeva 88 appostamenti per cannoni (11 in caverna), 25.000 mq di
baraccamenti, 296 km di camionabili e 398 di carrarecce e mulattiere, per un costo
paragonabile a 300 miliardi attuali.
Quella che oggi si ricorda come "Linea Cadorna" non era una linea fortificata
continua, posta a ridosso della frontiera, ma una serie di opere composte da appostamenti
per la fanteria e postazioni per lartiglieria collocate in località arretrate,
collocate però nei punti nevralgici sui principali assi di penetrazione di un potenziale
nemico che facesse ingresso dalla Svizzera.
La linea difensiva, con inizio in Ossola e termine sulle Orobie in Lombardia, venne
realizzata nel timore di una invasione tedesca che, violando la neutralità elvetica,
prendesse alle spalle l'Italia settentrionale; la Svizzera infatti, nonostante la
dichiarata neutralità, per una serie di ragioni non costituiva una sufficiente garanzia
contro le possibili aggressioni austro-tedesche; tra l'altro molti componenti
dell'esercito Svizzero, in quanto confederazione, erano infatti di origine austriaca.
Allingresso dellItalia nel Primo conflitto mondiale dopo il cambio di
schieramento conseguente alla firma del patto segreto di Londra del 26 aprile 1915 ed alla
immediatamente successiva denuncia della Triplice Alleanza il confine sul lato
italiano non era così munito come quello elvetico e quando si trattò di realizzare una
opportuna linea difensiva, questa non venne edificata direttamente a ridosso della
frontiera, ma in posizione assai arretrata, motivando la scelta con la necessità di avere
una difesa con uno sviluppo il più ridotto possibile, per la limitata disponibilità di
forze per presidiarla e pure per affrettarne la realizzazione.
Senza contare alcune opere situate in Valle dAosta, il tratto iniziale della Linea
Cadorna faceva parte del Settore Sempione-Toce delle linee di difesa
principali della 5a Armata, tracciate il 28 luglio 1916 dal gen. Cadorna, a cominciare dal
monte Massone ed interessando la zona della stretta di Bara; più oltre la linea
proseguiva nel Verbano sulla linea M. Zeda, M. Vada, M. Spalavera, M. Carza.
Il sistema di fortificazione si articolava in quattro tratti:
1. Montorfano-Ossola-Zeda;
2. Verbano-Ceresio (il tratto più rinforzato);
3. Ceresio-Lario;
4. Colico-Adda-Mera.
Erano previsti una settantina di chilometri di trincee, 88 postazioni d'artiglieria, circa
25.000 mq. di baraccamenti, con uno sviluppo di oltre 300 km di strade e quasi 400 km di
mulattiere; l'artiglieria avrebbe impiegato cannoni da 149A, da 149G e da 105, oltre a
mortai da 120, obici da 149 c.p. e da 210.
Liniziativa sviluppava quella già abbozzata dal generale Alberto Pollio, deceduto
improvvisamente nel luglio del 1914, predecessore di Cadorna come Capo di Stato Maggiore
del Regio Esercito, ed era conseguenza anche dei timori circa leffettiva neutralità
della Confederazione Elvetica nel conflitto.
Nellinverno 1915/1916 scoppiò oltretutto il cosiddetto "affare dei
colonnelli", quando venne denunciato il fatto che lo Stato Maggiore
dellEsercito svizzero quotidianamente inviava senza specifico motivo i
propri rapporti alle autorità diplomatiche degli Imperi Centrali.
A gestire la realizzazione dei lavori, quanto mai imponenti, venne ufficialmente istituita
a Varese il 10 marzo 1917 lOccupazione Avanzata Frontiera Nord (O.A.F.N)
posta alle dipendenze del Comando della 5a Armata, sotto la guida del Ten. Gen. Ettore
Mambretti, poi sostituito nel maggio dellanno successivo dal Magg. Gen. Corrado
Novelli.
La linea venne inizialmente sorvegliata da 9 divisioni, di cui 7 di fanteria e 2 di
cavalleria, con 50 batterie di piccolo calibro. Nel 1917 vennero ritirate le artigliere e
le truppe della Milizia Territoriale vennero inviate nel Veneto. Dopo la rotta di
Caporetto, i 6 battaglioni della Guardia di Finanza che le avevano sorvegliate vennero
anch'essi inviati lungo il Piave.
Venuto a diminuire il rischio di un attacco attraverso la Svizzera, sciolto il Comando
della 5a Armata da cui dipendeva la struttura difensiva, nell'estate del 1917 rimase a
presiedere all'organizzazione dei lavori e alla gestione delle opere solo il comando
dellO.A.F.N, in allarme pochi mesi dopo a seguito dello sfondamento di Caporetto;
dall'autunno del 1918 ci fu un progressivo alleggerimento di organici e funzioni
dellO.A.F.N., che venne poi sciolta nel gennaio del 1919.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la linea Cadorna, seppure ancora sottoposta a
servitù e controllo militare, venne praticamente abbandonata, se si esclude qualche
sporadico intervento di manutenzione.
Un ultimo momento di interesse per la Linea Cadorna ci fu nel 1938, quando Mussolini
concepì l'idea di invadere la Svizzera, o per non essere da meno di Hitler, che aveva
occupato l'Austria, o per impressionare i Tedeschi con una prova di forza. Dopo l'arrivo a
Luino del battaglione delle Camicie Nere "Como", forte di 700 uomini, non se ne
fece più nulla, poiché il duce nel frattempo aveva cambiato idea.
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2. Itinerari e Luoghi della Linea Cadorna
In questa sezione riporto il risultato dei sopralluoghi effettuati in alcune delle zone
interessate alle opere della Linea Cadorna. Tali zone sono sopratutto dislocate nelle mie
vicinanze e si ricollocano, tra i quattro tratti principali, parzialmente nel terzo e
specialmente nel quarto, ovvero:
3. Ceresio-Lario
Il Monte Tremezzo: è raggiungibile percorrendo da
Como, il lungo lago fino ad Argegno. La scelta di fortificare questo monte dipende dalla
sua posizione in prossimità del confine svizzero e dal fatto che offrie una panoramica
verso le alpi svizzere, quindi postazione ideale per poter controllare eventuali movimenti
militari provenienti da quella regione.
4. Colico-Adda-Mera
I forti di Montecchio
e Fuentes posti presso Colico, alla fine del lago di Como e
all'imbocco della Valtellina e Valchiavenna avevano lo scopo di monitorare e controllare
un eventuale invasione austriaca proveniente dal fondo valle, specialmente quello verso
Chiavenna.
Il Passo Dordona che
si raggiunge dalla strada sterrata che, dal 2004, sale fino ai 2063 metri del passo,
congiungendosi con la pista gemella che sale da Foppolo, in alta Val Brembana. Si tratta,
in ordine di tempo, della seconda pista transorobica, che congiunge, cioè, i due versanti
delle Orobie, dopo quella più celebre e carrozzabile che scavalca il passo di San Marco,
nella valle del Bitto di Albaredo
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Mario Ravasi è
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